beruby.com - Risparmia acquistando online
Gallicianò, ultimo baluardo della grecità calabrese - LA LIBERTA' E' PARTECIPAZIONE | LA LIBERTA' E' PARTECIPAZIONE

LA LIBERTA' E' PARTECIPAZIONE » Area Grecanica, Condofuri » Gallicianò, ultimo baluardo della grecità calabrese

Gallicianò, ultimo baluardo della grecità calabrese

Veduta di Gallicianò


di Francesco Antonio Cuteri* (Archeologo del Medioevo) –

Gallicianò, frazione del Comune di Condofuri, è un piccolo centro che conta poco meno di 100 abitanti ed è oggi l’unico borgo dell’Area grecanica pressoché interamente ellenofono, anche se l’uso del greco è maggiormente diffuso tra gli anziani ed in particolare nell’ambito domestico e in quello pastorale. Il cuore dell’abitato, intorno al quale si distribuiscono le case seguendo le curve di livello, è rappresentato dalla Chiesa dedicata a san Giovanni Battista, il santo patrono che si festeggia il 29 agosto, e dalla piccola piazza antistante. Dalla parte opposta ma più in alto, verso i monti, è localizzata la piccola chiesa di Santa Maria dei Greci ove viene officiata, anche se non stabilmente, la divina liturgia con il rito ortodosso. Il piccolo luogo di culto, composto da due ambienti affiancati ricavati restaurando due case più antiche e in disuso, è ornato alla maniera “bizantina” con icone e affreschi. I gallicianesi sono stati fino a pochi anni fa prevalentemente pastori e tutti, dal più giovane al più anziano, amano cantare e suonare, dimostrandosi particolarmente abili nell’utilizzo dei due strumenti più tradizionali, il tamburello e l’organetto. In tempi  più recenti, nonostante l’emigrazione che ha fatto registrare un sensibile calo degli abitanti, sono sorte alcune associazioni tra le cui finalità prevale quella di conservare e tramandare la conoscenze e l’uso della lingua e più in generale delle tradizioni grecaniche. Inoltre, negli ultimi anni non sono mancati i momenti di incontro e di scambio con i Greci, confermati dal gemellaggio effettuato con il comune di Alimos presso Atene.

Le origini di Gallicianò non sono ancora ben note anche se, nel suo territorio era presente, nell’area della Panaghia, un antico monastero bizantino. Nel XVI secolo, così come dimostra un documento conservato nell’Archivio Generale di Simancas, apparteneva alla Baronìa di Amendolea e rientrava all’interno di un territorio fertile dove si allevava anche una buona razza di cavalli: Tiene esta tierra (Amendolea) titulo y cabeca de baronia, y ay en los confines y Terminos d’ellas los casales siquientes: Rischudi, Roccaforte, Galliceno. Todos estos tres casales tienen fasta doxientos fuegos y son en verdad màs de loque stan numerados in catasto. Tienes un bosque donde se haze la pez, que solo el baron la puede fazer ; Tienes molinos, trapitos de olio y molinos batanes de panyos, y tiene giardines, olivares y vinias del baron. Es tierra fertil de granos en la parte de la marina y de la montanya para granados gressos y menutos, y solia haver buena raca de cavallos …

Nel 1783 il borgo subì alcuni danni anche se quelli più rilevanti si registrarono con i terremoti del XX secolo. Le alluvioni del 1951 e del 1957 costrinsero molti abitanti di Gallicianò ad abbandonare il paese.

Particolare della Chiesa di Gallicianò


La chiesa di San Giovanni Battista è un edificio a navata unica e pianta trapezoidale. Il presbiterio, separato dalla navata mediante arco trionfale a tutto sesto, si presenta di forma rettangolare ed era originariamente  illuminato da due finestre poste lungo i muri perimetrali. Quelle del lato settentrionale risultano però, al momento, tamponate. Altre due finestre, pienamente in uso, sono inoltre presenti nel vano presbiteriale, una nella parete settentrionale e l’altra in quella meridionale. Al centro della parete di fondo si apre una nicchia di forma semicircolare dal rivestimento ligneo che accoglie la bella statua marmorea di San Giovanni Battista. All’interno dell’edificio sono altresì presenti pregevoli statue lignee e due acquasantiere in marmo, una delle quali di particolare pregio per forma e decori. La chiesa, dunque, così come oggi si presenta, è il frutto di ripetute trasformazioni che hanno quasi radicalmente modificato l’originario aspetto bassomedievale o tardo-rinascimentale. Ricordiamo infatti che un edificio di culto doveva esistere nel centro almeno a partire dal Cinquecento. Mentre le murature, con la loro velata eloquenza, consentono di tracciare le diverse trasformazioni, le fonti documentarie permettono in questo caso di accrescere le nostre conoscenze con dettagli preziosi e fortemente significativi. Ad esempio, in riferimento ai lavori di risistemazione della chiesa a seguito dei danni, peraltro non gravi, registratisi con il terremoto del 1783, disponiamo di una particolareggiata perizia redatta nel 1788 da Giovanni Battista Mori e conservata nell’Archivio di Stato di Catanzaro. Così, dal Calcolo prudenziale della spesa occorrente per la riattazione della Chiesa Arcipretale di Gallicianò, è possibile desumere preziose indicazioni sullo stato dell’edificio di culto, sulla presenza di sepolture, sulla distribuzione degli spazi, sulle misure e sugli interventi ritenuti opportuni da eseguire. L’analisi diretta del monumento e quella delle fonti documentarie portano dunque ad immaginare ripetute trasformazioni dell’edificio e, ad esempio, nell’area ora occupata dal presbiterio rettangolare poteva esservi, in periodo medievale o tardo.medievale, un’abside circolare. In sostanza, la chiesa si sarebbe presentata in origine con una navata unica monoabsidata e dalle dimensioni di poco più contenute. La piccola chiesa di Gallicianò si mostra dunque, con i suoi intonaci ambrati, le chiazze di laterizio, i profili asimmetrici, le irregolari lesioni, le murature mutevoli e le tante opere d’arte conservate al suo interno, come uno scrigno prezioso, da aprire con cura, ove sono raccolte e custodite le memorie di questa straordinaria comunità d’Aspromonte. A questo edificio, così importante per la comunità, si collega in maniera forte la viabilità che è interessata, nel giorno della festa, dalla processione del santo patrono. In quel giorno San Giovanni Battista, muovendosi tra le viuzze del centro, si volge verso la nuova, piccola chiesa ortodossa di Santa Maria dei Greci testimoniando che, a Gallicianò, gli uomini sono ancora capaci di condividere la straordinaria speranza di una unione tra due mondi che qui si intrecciano più che altrove.

* Professore di Archeologia Medievale – Corso di Laurea in Storia e conservazione dei Beni architettonici e ambientali dell’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria

Written by

Filed under: Area Grecanica, Condofuri · Tags: , , , , , , , , , , , , , , , ,

Comments are closed.

Guadagna soldi

Crea sito web gratis